QUESTO È IL MIO PAPÀ

La vita di Alessandro raccontata dalla figlia Miriam

“Signore, fa’ che la nostra vita
sia una risposta d’amore al tuo amore.”

– Alessandro Nottegar

UNA FAMIGLIA CRISTIANA

Mio papà si chiama Alessandro (Sandro per noi di casa) e nasce a Verona il 30 ottobre 1943 da una famiglia contadina: è il nono di ben dieci figli. Visto che è bravo a scuola, suo padre lo manda a studiare in collegio dai frati, con la speranza di avere un figlio sacerdote.

Crescendo, però, il papà capisce che desidera formarsi una famiglia, una famiglia davvero cristiana.

Un giorno incontra Luisa, una bellissima ragazza, con grandi occhi marroni e capelli lunghi, e se ne innamora perdutamente. Papà e mamma si sposano il 27 febbraio 1971.

IN BRASILE CON I LEBBROSI

Quando il papà diventa medico, i miei genitori riescono finalmente a realizzare il loro grande sogno: andare in missione per condividere con i più poveri i doni che hanno ricevuto dal Signore.

Nel 1978 partono con le mie due sorelle Chiara e Francesca (di 6 e 3 anni) per il lontano Brasile, dove il papà lavora gratuitamente come medico dei poveri e dei lebbrosi. E lì, in terra brasiliana, nasco io: il frutto più bello della missione, come dice sempre la mamma.

Purtroppo, dopo 4 anni in Brasile, mia sorella Chiara si ammala gravemente di malaria e così siamo costretti a rientrare in Italia.

SPOSI CHIAMATI ALLA SANTITA'

A Verona il papà trova lavoro in ospedale, ma non riesce a dimenticare i poveri del Brasile. Insieme alla mamma, prega spesso dicendo: “Signore, se vuoi, serviti di noi nella tua Chiesa”. Si sentono chiamati a iniziare una nuova comunità di vita, fondata sulla preghiera e sul servizio ai poveri.

Lasciamo così il nostro piccolo appartamento in periferia per andare a vivere con altre persone in una casa sulla collina. Una casa grande e un po’ malandata, circondata da un bosco fitto e misterioso…

Poi arriva un giorno tristissimo, il 19 settembre 1986: appena rientrato dal lavoro, il papà cade a terra e viene portato di corsa in ospedale. Io non capisco niente. Solo una gran confusione. La sua bicicletta rimane a terra. E lui non è più ritornato.

Cosa dicono di lui…

Teresa Nottegar

“Sono sorella di Sandro. Ricordo che, da ragazzo, Sandro aiutava in casa. Era quasi uno scandalo perché lavava i pavimenti e diceva a mia madre: “Questi non sono lavori da donna!”. Anche quando si è sposato, ho visto che aiutava la moglie nelle faccende domestiche”.

– Teresa Nottegar

padre Lino Pacchin

“Ho studiato con Sandro al collegio dei Servi di Maria. Sandro era un ragazzo benvoluto e amato da tutti. Lo ricordo come giocatore di calcio, era un mediano instancabile. Questo ruolo di mediano faceva parte anche del suo ruolo di vita. Non mi ricordo di averlo mai visto arrabbiato né ombroso. Sandro era sempre sorridente… tranne quando giocava a calcio!”.

– padre Lino Pacchin

Arlindo Stieven

“Ho conosciuto Alessandro nel periodo della missione in Brasile. Aveva un amore speciale per le sue bambine. Quando era libero dal lavoro in ospedale, si prendeva cura delle sue figlie. Era un padre molto affettuoso. Ricordo ancora oggi che qualche volta, quando tornava stanco morto dal lavoro, prendeva la piccola Miriam e la portava fuori a passeggiare nella piantagione di caffè dietro casa per sollevare un po’ la moglie”.

– Arlindo Stieven